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Cos’è il legal design, dove è sorto, dove già si trova

Il presente contributo costituisce la prima tappa di un breve percorso introduttivo al legal design, allo scopo di accompagnare il lettore alla scoperta delle potenzialità di questo recente e innovativo approccio nella creazione di documenti giuridici. Gli articoli che via via si susseguiranno avranno un taglio pratico e funzionale, appunto “espresso”.

Premessa

La comunicazione fra le parti, specialmente nel mondo del business, deve essere fluida, veloce ed efficace. Proporre ai partners commerciali documenti legali prolissi e assai complessi può mettere a rischio la scorrevolezza del dialogo, comportando rischi più elevati di incorrere in errori o malintesi. L’immediata comprensione del testo legale (ad esempio del contenuto di una bozza contrattuale) è il punto focale delle fasi di negoziazione e stesura del documento: questo perché le parti devono tendere, nel breve periodo, al rapido raggiungimento dello scopo (ad esempio la firma del contratto) e, nel lungo periodo, alla riduzione del rischio di contenzioso. La domanda da porsi, allora, è: come poter comunicare concetti giuridici complessi in maniera semplice e chiara?

Queste problematiche possono essere affrontate con il cd. legal design, affiancando alla tradizionale comunicazione fondata sull’uso della parola, che domina il diritto da millenni, forme di comunicazione visiva, imperniate su una semplificazione del linguaggio giuridico.

Cosa si intende per legal design?

1È difficile disegnare un perimetro che racchiuda questo innovativo concetto: manca, infatti, una definizione totalmente condivisa di legaldesign tra gli studiosi della materia. Alcuni parlano di nuova “tecnica” linguistica, di nuovo “metodo”, altri lo definiscono come un “approccio” o una nuova “disciplina”. A nostro avviso, il legaldesign è unanuova visioned’avanguardia del giurista, che pone al centro il destinatario finale del documento giuridico e utilizza elementi grafici quali box, tabelle, icone, disegni, ecc., con o senza il tradizionale testo scritto.

Ogni forma di design si compone di tre “pilastri”: l’approccio (mindset), il procedimento (process) e il set di strumenti e materiali (mechanics). Così accade anche per il legal design, come meglio si vedrà nei prossimi contributi.

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Credit: Margaret Hagan, Lawbydesign, https://lawbydesign.co/legal-design/

Adottare il metodo del legal design non significa puntare ad avere un testo giuridico visivamente più bello, più gradevole, più colorato, rispetto al tradizionale “muro di parole”: non è una questione di mera estetica del documento. Come ribadito recentemente da Stefania Passera, una delle più note Legal Designers a livello mondiale e tra le fautrici del Legal Design Manifesto, “it’s not how it looks, it’s how it works” (Concetto rimarcato nel secondo discorso di apertura del Legal Design Summit (S. Passera, relazione dal titolo “Contract Design Mythbusting”, Università di Helsinki, 14 settembre 2023). “Semplificare” non significa banalizzare, ma - specialmente nei testi contrattuali – – comunicare i concetti giuridici complessi in modo semplice, chiaro e preciso (plain language).

Il legal design può quindi essere definito come nuovo mindset multidisciplinare nella redazione dei documenti legali che, mediante un processo umano-centrico e con l’utilizzo di tecniche grafiche tratte dal mondo visual, combina:

- competenze legali

- design

- innovazione

con l’obiettivo di semplificare la comunicazione in ambito legale e renderla immediatamente fruibile per il lettore e per l’utilizzatore finale.

Quando e dove è sorto il legal design?

Con un po’ di approssimazione, possiamo dire che il legaldesign nacque in Finlandia in ambito accademico nel primo decennio degli Anni Duemila, in un ambiente culturale di vivace confronto fra designers e giuristi.

Dal punto di vista concettuale, il legal design si configura come una ramificazione della teoria del “diritto proattivo” (proactive law) – o “diritto preventivo” (preventive law) secondo l’espressione nordamericana coniata dal noto giurista Louis M. Brown negli Anni Cinquanta - quale diritto contrapposto a quello “curativo” (curative law): se, come dice il detto, “prevenire è meglio di curare”, per prevenire il conflitto legale serve necessariamente far sì che il concetto giuridico sia ben compreso e assimilato dal fruitore del documento.

Anche se la tecnica del legal design è oggi studiata e applicata in quasi tutto il mondo, ancora oggi la Finlandia resta il Paese di riferimento per gli appassionati: si svolge infatti a Helsinki, con cadenza biennale, il “Legal Design Summit”. L’ultima edizione si è tenuta lo scorso settembre 2023, con la partecipazione di oltre 600 Legal Designers provenienti da oltre 50 Paesi.

Gli incontri internazionali di questo tipo costituiscono ancora oggi il principale bacino di conoscenza per chi voglia approfondire la materia: trattandosi di un metodo di piuttosto recente creazione, la dottrina in materia è alquanto scarsa (perlomeno quella italiana), per non parlare della giurisprudenza, pressoché assente.

Anche nel panorama italiano il legal design sta destando crescente interesse: sempre più studiosi e università si dedicano infatti all’organizzazione di eventi, corsi e seminari. Italiane sono anche alcune studiose firmatarie del Legal Design Manifesto del 2018, che racchiude i principi-cardine della materia (reperibile al sito della Legal Design Alliance https://www.legaldesignalliance.org/ coordinato dalla Prof.ssa Margaret Hagan dello Stanford Legal Design Lab).

Esempi di proto-legal design che tutti già conosciamo

Il settore pubblico è sicuramente quello che, ad oggi, più ha colto l’esigenza di rendere la comunicazione immediata, diretta ed efficace.

In realtà, nella vita quotidiana tutti già abbiamo familiarità con l’utilizzo di infografiche, immagini, icone, utilizzate per veicolare norme o concetti legali.

Si pensi ad esempio:

- al codice della strada e alla segnaletica stradale,

- oppure alle infografiche nella Pubblica Amministrazione e nei pubblici esercizi (es. per regolamentare l’accesso ai locali pubblici, specialmente in tempi di COVID-19).

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Altri esempi sicuramente noti a tutti si ritrovano nei contratti bancari, nelle bollette per le utenze, nel settore assicurativo (si pensi al DIP - Documento Informativo Precontrattuale), nelle informative in materia di privacy.

Nel campo più strettamente commerciale, l’infografica viene ad esempio usata da lungo tempo nella tabella degli Incoterms® ICC. La nuova frontiera vedrà un utilizzo crescente del legaldesign anche nella stesura dei contratti (in primis nelle Condizioni Generali di Contratto) e nella predisposizione degli strumenti per la compliance aziendale (redazione del Codice Etico, del Modello Organizzativo 231, del protocollo sul whistleblowing, ecc.).

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