Coronavirus e Natale, le indicazioni europee per le festività
La Commissione Europea ha diramato ai Governi le istruzioni per l’inverno e per le festività Natalizie. L’ordine è quello di “non abbassare la guardia” e di attendere istruzioni per una “revoca graduale e coordinata delle misure di contenimento” in vista dell’arrivo del vaccino.
La Commissione europea mette fine all’acceso dibattito italiano delle ultime settimane, sull’opportunità delle riaperture natalizie. Il 2 dicembre è stato diramato ai Governi il documento che contiene la linea comune che gli Stati dovranno tenere per le prossime festività, per impedire un allentamento psicologico del rigore nell’osservanza delle regole di contrasto all’epidemia. La stanchezza nel morale della gente, unita allo spirito fraternizzante del clima natalizio, richiama alla mente la “Trêve de Noël” (“la tregua di Natale”), che nel 1914 indusse lo spontaneo abbandono delle trincee da parte delle truppe nemiche tedesche e britanniche, per scambiarsi gli auguri nella notte di Natale.
Da Bruxelles ammoniscono però che il nemico è imboscato proprio dentro quelle manifestazioni di fraternità, anche se tra le righe si capisce che lo spettro che spaventa l’Europa non sono i pranzi di Natale o gli auguri di Capodanno, ma il tracollo del sistema sanitario, e la mancanza di risorse economiche per contrastare una terza offensiva. La Commissione avverte che senza “capacità sufficienti per effettuare test, rintracciare i contatti e curare i pazienti”, non è pensabile alcun allentamento.
Il documento, intitolato “Restare al riparo dalla Covid-19 durante l’inverno” chiede ai Governi di seguire una linea coordinata di rigore, ed evitare misure isolate di apertura che indebolirebbero gli sforzi di tutti. Dal tenore del testo trapela la volontà di accentrare in Europa le scelte decisionali sulle libertà dei cittadini, sollevando i Governi nazionali dal rischio che le restrizioni imposte durante le festività natalizie provochino effetti di forte contestazione sociale.
Le regole della Commissione sono poche e chiare. Il distanziamento è il caposaldo della linea di difesa dal virus. Ma non basta affidarlo alla buona volontà della gente. Gli Stati dovranno proibire ogni raduno di massa (come i veglioni di Capodanno), e per quelli eccezionalmente consentiti, (si pensi alla Messa di Natale) dovranno essere comunicate con chiarezza le ragioni del perchè possono svolgersi, dovrà essere stabilito il numero massimo di persone consentito all’interno e anche all’esterno, e dovranno approntarsi specifici controlli. Anche i piccoli ritrovi e gli eventi ristretti e persino le riunioni di famiglia, saranno consentiti entro un numero massimo e prestabilito di persone, tale da consentire il rispetto del distanziamento e l’uso della mascherina. Si raccomanda di trascorrere le feste sempre con le stesse persone e ridurre al minimo l’apertura sociale. Gli Stati potranno imporre l’autoisolamento, e promuovere lo smart working per almeno sette giorni prima e sette giorni dopo la partecipazione alle riunioni di famiglia e prima di rientrare al lavoro. Anche la scuola potrà ritardare la riapertura per rallentare la ripresa sociale dopo le vacanze. Resta fermo il coprifuoco serale, ma in compenso dovranno incoraggiarsi le riunioni e gli eventi online per sostituire le tradizionali “cene degli auguri”. Le cerimonie religiose si svolgeranno con poche persone, favorendo la partecipazione online, sulle TV e per radio, organizzando postazioni riservate ai nuclei familiari conviventi (“household bubbles”) ma è rigorosamente bandito il canto. Viaggiare in Europa non è vietato, purché gli Stati membri garantiscano infrastrutture di viaggio, comprese le stazioni di controllo, “preparate, attrezzate e presidiate, rispettando i protocolli di igiene in atto”, e riducendo al minimo i tempi di attesa, affollamento e congestione. Gli Stati studiaranno insieme alle Istituzioni europee un approccio condiviso, coordinato, e basato su evidenze scientifiche per consentire la settimana bianca.
Consapevole dell’impatto negativo delle restrizioni e delle quarantene sulla salute mentale delle persone, e sulla tenuta del sistema sociale ed economico, la Commissione è allarmata per la “fatica pandemica” che si è abbattuta sulla gente destabilizzata dalla seconda ondata dopo l’alleggerimento del clima goduto nell’estate. Sono preoccupanti i numeri di depressioni, violenze domestiche e suicidi, l’incremento del ricorso all’alcol e alla droga; il dissenso sociale per l’operato dei singoli Governi sta lievitando in rabbia. E se la promessa del vaccino fa sentire più vicina la fine della pandemia, la Commissione mette in guardia dal facile ottimismo: “l’Europa dovrà fronteggiare ancora molti mesi difficili prima che la distribuzione del vaccino su larga scala consenta un significativo miglioramento della vita dei cittadini”.
Senza “tregua di Natale”, col morale a terra e un tessuto economico e sociale vicino all’implosione, l’Europa prepara il tempo della “resistenza” fino al vaccino.
La Commissione punta tutto su una strategia di comunicazione unita e chiara, che faccia percepire alle persone tutta la ragionevolezza delle scelte intraprese. Secondo l’esecutivo europeo infatti, gran parte della confusione dei cittadini, come le fake news, i “negazionismi” e il rifiuto delle restrizione imposte, sono da addebitare proprio alla “mancanza di coerenza tra gli Stati Membri” che d’ora in avanti sono richiamati a cooperare fra loro, coordinando le proprie scelte sotto la guida della Commissione. Dal canto suo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già pronta una guida per sostenere i governi a sviluppare un “piano di azione multifattoriale finalizzato a mantenere e rinvigorire il sostegno dell’opinione pubblica ai comportamenti protettivi”.
E’ chiaro a tutti i vertici europei, che la sfida per salvare la pace sociale si gioca sulla capacità di ottenere il consenso e la compliance dei cittadini alle nuove restrizioni. Dopo il grosso strappo dell’autunno, va rammendato il mantello della fiducia nelle istituzioni, che a marzo aveva coperto le più forti compressioni della libertà individuale. Senza risorse adeguate, l’ultima chance che la politica ha di sopravvivere al virus è riuscire a convincere. Sarà un Natale diverso, pieno di inviti mediatici alla prudenza invece che agli acquisti, al buon senso anziché alle buone azioni, al raccoglimento invece che alla festa. E se le prediche mediatiche non basteranno a resistere all’urto depressivo di un Natale senza luci, occorrerà aggrapparsi alla speranza, all’attesa di un evento di salvezza che ci restituisca la libertà di vivere di nuovo da uomini. E sarà pur sempre Natale.
Quotidiano Giuridico pubblica lo Speciale Emergenza Coronavirus, la rubrica per approfondire gli impatti che il diffondersi della pandemia ha generato in tema di giustizia civile, penale e amministrativa, contratti, previdenza e lavoro, compliance ex 231/2001, privacy, ordinamento penitenziario, fisco e molto altro. |