La Svizzera si deneutralizza, la Bielorussia si nuclearizza

Due scelte giuridiche di carattere internazionale che segnano il precipitare degli eventi e sconvolgono l’equilibrio internazionale costruito nel secolo scorso

Svizzera e BielorussiaIn poche ore due fatti che segnano un cambiamento storico negli assetti internazionali: la Svizzera abbandona il proprio stato di neutralità permanente e la Bielorussia vota contro la denuclearizzazione. Due scelte giuridiche di carattere internazionale che segnano il precipitare degli eventi e sconvolgono l’equilibrio internazionale costruito nel secolo scorso.

Dopo l’invasione dell’Ucraina, l’applicazione delle sanzioni contro la Russia da parte dell’occidente compatto, e dopo il nulla di fatto della prima trance di negoziati, arrivano due decisioni di importanza epocale. Da un lato la Svizzera si allinea alle sanzioni contro la Russia adottate dall’Unione Europea, congelando fondi degli oligarchi vicini a Putin, chiudendo il proprio spazio aereo, salvo che per i viaggi umanitari, medici o diplomatici, aprendo le porte ai rifugiati ucraini. E mentre il consiglio federale svizzero rimarca per bocca del suo Presidente, Ignazio Cassis, che “neutralità non significa indifferenza”, la scelta del governo elvetico viene considerata da molti come la fine della neutralità permanente della nazione.

Dall’altro lato, il 27 febbraio la Bielorussia con un referendum popolare ha approvato un pacchetto di emendamenti alla propria costituzione, fra cui la cancellazione della denuclearizzazione del proprio territorio. Neutralità e denuclearizzazione sono due concetti giuridici del diritto internazionale vicini tra loro e che in questo momento storico meritano di essere approfonditi, per capire la portata del cambiamento degli equilibri internazionali.

Nel diritto internazionale, il concetto di neutralità di uno Stato ha due accezioni diverse. In tempo di guerra esiste una neutralità “occasionale”, legata al singolo conflitto, e significa in sostanza che un certo Stato decide di non partecipare alla guerra. La neutralità è quell’insieme di regole dei rapporti tra gli stati belligeranti e lo stato che resta estraneo al conflitto, che hanno lo scopo di preservare l’interesse di quest’ultimo a continuare a godere della propria sfera di libertà in cambio di un impegno dello stato neutrale a non interferire, con aiuti e sostegni (di armi, soldati, fondi etc.) in favore di uno dei belligeranti.

Esiste però anche una neutralità c.d. “permanente o perpetua”, che opera anche in tempo di pace. La neutralità permanente non riguarda il singolo conflitto armato, ma tutti i possibili e potenziali conflitti. L’impegno assunto dallo Stato neutrale in questo caso è quello di evitare qualunque comportamento suscettibile di compromettere la propria estraneità ad un futuro conflitto. La neutralità permanente è una condizione volontaria, ed è generalmente assunta da uno Stato sulla base di un trattato internazionale. A fronte dellimpegno di un certo Stato a neutralizzarsi”, gli altri Stati parte del trattato assumono lobbligo corrispettivo di rispettare o anche garantire lintegrità territoriale e lindipendenza politica di quello Stato. Una forma più ristretta di neutralità durevole è quella chiamata “neutralità internazionalmente obbligatoria relativa”, ed indica la situazione giuridica di uno Stato che si è obbligato con un trattato a non entrare in guerra contro un altro Stato.

La neutralizzazione permanente della Svizzera nasce alla fine dell’era napoleonica, quando gli Stati europei con il Congresso di Vienna definirono il nuovo assetto da dare all’equilibrio europeo. La neutralizzazione della Svizzera, da sempre considerata un modello giuridico da seguire, fu il  frutto di un’articolata procedura: prima gli Stati firmatari del trattato di pace di Parigi (1814) si accordano sui termini di questa condizione giuridica del paese elvetico, e poi l’anno successivo la Confederazione elvetica aderì alla dichiarazione firmata dagli altri Stati, dando quindi forma ad accordo bilaterale tra la Svizzera da una parte e gli altri Paesi europei dall’altra. Durante la seconda guerra mondiale, mentre la neutralizzazione di altri Stati come Lussemburgo e Belgio, venne travolta, la neutralità elvetica fu sempre mantenuta e rispettata.

Accanto alla neutralizzazione degli Stati nazionali, esiste anche la neutralità di specifici territori: La differenza è che la neutralità dello Stato individua gli obblighi e i diritti della nazione che si astiene dal coinvolgimento nella guerra, la neutralizzazione di un territorio risponde all’esigenza di evitare che un certo territorio, ritenuto dalla comunità internazionale come particolarmente strategico per motivi commerciali e geopolitici, non diventi teatro di guerra. Sul territorio neutrale dunque non si possono compiere attività militari che mettano in pericolo la pace di quella regione. Nel 1959 (trattato di Washington) ad esempio fu neutralizzato il territorio dell’Antartide, vietandone l’utilizzo militare anche al fine di evitare la sperimentazione di nuove armi.

La “denuclearizzazione” rientra nel concetto di neutralità territoriale. Attraverso un trattato uno Stato cui appartiene un certo territorio assume obbligo di inibire lo svolgimento di determinate attività militari, come ad esempio le sperimentazioni o lo stoccaggio di armi nucleari. La denuclearizzazione della Bielorussia inizia nel 1991, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, con lo smantellamento degli spiegamenti di armi nucleari russi accumulati in quel Paese. L’anno successivo, la Bielorussia scelse di restare territorio denuclearizzato, inserendo questo principio nella propria costituzione. Nel 1993 la Bielorussia ha poi aderito al Trattato di Non proliferazione nucleare (TNP). Il 27 febbraio scorso con un referendum, per volontà del 65% della popolazione è stata espressa la scelta storica di emendare la costituzione eliminando la neutralità territoriale, e dunque rendendo possibile sul territorio bielorusso il dispiegamento di armi nucleari.

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