Report 2022 sull’Avvocatura: l’oggi e il domani della professione forense
Fortemente innovativo, rispetto agli anni precedenti, il report commissionato da Cassa Forense e realizzato da Censis, dove alle consuete analisi e rilevazioni viene affiancato il patrimonio conoscitivo e informativo di cui è portatrice la Cassa, così fornendo un esame completo degli aspetti che caratterizzano la professione.
La survey, alla quale hanno partecipato più di 30mila avvocati, ha consentito non solo di fotografare lo stato dell’arte della condizione professionale, ma ha pure raccolto le opinioni su argomenti cruciali come le specializzazioni, i nuovi spazi di mercato, la risoluzione alternativa delle controversie, le pensioni future, il lavoro a distanza, i servizi e il supporto resi da Cassa Forense ai propri iscritti.
Il documento regala un’istantanea dell’Avvocatura nel presente momento storico, dominato da fattori inediti di incertezza, dalla dimensione economica della professione sotto il profilo dei redditi, dalle attese nei confronti delle pensioni, dal ruolo di Cassa Forense nel supporto alla professione, soprattutto alla luce dell’impatto prodotto dalla pandemia.
Tirando le righe, si è registrato un progressivo “invecchiamento” della professione, con prevalenza della componente meridionale, criticità della condizione professionale per giovani, donne e residenti nelle aree del sud Italia.
Per la prima volta il numero degli iscritti diminuisce in termini assoluti (-3.200 unità) e ciò risulta in parte dovuto alle decisioni di cancellazione di circa 6.000 avvocate, che hanno portato a un saldo negativo, fra nuove iscrizioni e cancellazioni, di 1.600 unità.
Se rapportato alla popolazione italiana, il dato degli iscritti attivi è di 4,1 avvocati ogni 1.000 abitanti.
La distribuzione per genere vede una lieve prevalenza maschile con il 52,3% sul totale.
In termini assoluti sono 126mila gli avvocati uomini e 115mila le donne.
Il reddito medio rilevato è di 38.000 euro, solo il 6,5% degli avvocati dichiara più di 100mila euro.
Un dato di sintesi sulla condizione professionale in prospettiva può essere desunto dalla quota di professionisti legali che sta prendendo in considerazione l’ipotesi di lasciare l’attività: sarebbe di quest’avviso circa un terzo degli avvocati (32,8%). Chi intende lasciare la professione sarebbe spinto primariamente dai costi eccessivi che l’attività comporta e dal ridotto riscontro economico (63,7%). Le ulteriori motivazioni alla base della resignation professionale riguardano il calo della clientela (13,8%), la decisione di cambiare attività (10,7%) o la scelta di andare in pensione (6,1%). Ma solo il 2% abbandonerebbe la toga per dedicarsi alla famiglia.
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