IP, IT e Data protection

Intelligenza Artificiale, la nuova frontiera delle professioni legali

AI, diritto e professione legale: un legame sempre più stretto, tra nuove opportunità e nuovi rischi

Negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale ha fatto il suo ingresso nel mondo del diritto in modo sempre più significativo.

Per poter affrontare adeguatamente tale riflessione, è opportuno innanzitutto individuare una definizione di “Intelligenza Artificiale”, per poi analizzare le principali questioni legate al suo utilizzo nell’ambito delle professioni legali.

 Sommario
  1. Cos’è l’Intelligenza Artificiale?
  2. Intelligenza artificiale e diritto: uno sguardo alle professioni legali
  3. IA e professioni legali: nuove opportunità…
  4. … e nuovi rischi
  5. Conclusioni

1. Cos’è l’Intelligenza Artificiale?

Come riporta l’Ordine degli Avvocati di Milano in una propria pubblicazione del Luglio 2021, l’Intelligenza Artificiale (di seguito IA) rappresenta “un settore della scienza informatica che ha lo scopo di emulare l’intelligenza umana in modo che le apparecchiature, hardware o software, in modo congiunto o disgiunto, possano risolvere problemi o svolgere attività tipiche dell’essere umano.”.

L’IA può essere dunque definita come lo “sviluppo di sistemi software (spesso anche utilizzati in combinazione con hardware) che, dato un obiettivo complesso, sono in grado di agire nella dimensione fisica o virtuale in modo da percepire l’ambiente che li circonda, acquisire e interpretare dati e formulare decisioni basate sull’evidenza raccolta al fine di raggiungere l’obiettivo prefissato”. Tale definizione, come riporta la già citata pubblicazione dell’Ordine di Milano, è stata fornita dal gruppo di esperti nominati dal Ministero dello Sviluppo Economico per elaborare le Proposte per una Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale, che è stata adottata nel novembre 2021 con il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale (IA) 2022-2024, che ha delineato le politiche da implementare nel triennio di riferimento per potenziare il sistema IA in Italia, attraverso creazione e potenziamento di competenze, ricerca, programmi di sviluppo e applicazioni dell’IA.

2. Intelligenza artificiale e diritto: uno sguardo alle professioni legali

La relazione tra diritto e Intelligenza Artificiale può essere affrontata da un duplice punto di vista: come oggetto del diritto, e come strumento per i professionisti che operano nel settore legale.

In primo luogo, l’IA può essere considerata come oggetto del diritto. La presenza sempre maggiore delle nuove tecnologie e il loro sviluppo ha costretto infatti il mondo del diritto a confrontarsi con tale fenomeno, e far fronte alle questioni che progressivamente emergono con il diffondersi sempre maggiore delle nuove tecnologie.

L’Intelligenza artificiale, tuttavia, rappresenta anche uno strumento per i professionisti nel settore legale per lo svolgimento delle proprie attività. In quest’ottica, l’IA rappresenta ormai uno dei temi centrali nell’attuale dibattito sul futuro delle professioni legali, a partire dal suo effetto sulle modalità di svolgimento dell’attività, anche in seguito all’accelerazione che il suo utilizzo ha avuto con la pandemia.

Le applicazioni dell’IA nell’ambito delle professioni legali sono molteplici.

Emblematica, in tal senso, è la ricostruzione fatta dalla European Lawyers Foundation (ELF) nel suo documento “Guide on the use of Artificial Intelligence-based tools by lawyers and law firms in the EU”. La Guida, pubblicata nel marzo 2022, è stata peraltro co-finanziata nell’ambito del Programma Giustizia della Commissione europea.

Il documento, incentrato sulla professione forense, ricostruisce innanzitutto le principali applicazioni che l’IA può avere in tale settore, a partire dalla redazione e analisi di documenti, ma anche dalla ricerca sistematica di norme e pronunce all’interno di database, sempre più ampi in forza dell’informatizzazione del diritto.

L’IA nella professione forense può tuttavia essere applicata anche nella gestione del lavoro e dell’amministrazione, e persino del rapporto con i clienti. In quest’ottica, la Guida rimanda, a titolo esemplificativo, all’utilizzo di software per l’automatizzazione dell’amministrazione degli studi legali, compresi aspetti come gestione dei pagamenti e degli archivi informatici; si pensi poi all’uso della tecnologia di cloud computing per conservare o trasmettere atti e documenti. Con riferimento al secondo aspetto, si rimanda invece all’utilizzo, soprattutto da parte di studi legali di grandi dimensione, dei c.d. chatbot, software che simulano ed elaborano le conversazioni umane (scritte o parlate), allo scopo di consentire agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale.

Processo, processi e rivoluzione tecnologica, A cura di: Laghi Pasquale, Teliti Ersida, Ed. CEDAM, 2022. Uno studio su come la “rivoluzione tecnologica” abbia inciso profondamente sulla conformazione dei rapporti sociali, economici e giuridici, alterando la stessa configurazione della realtà ‘sensibile’ per come tradizionalmente percepita.
Guarda la scheda del prodotto

3. IA e professioni legali: nuove opportunità…

Di pari passo con la presenza sempre più significativa delle nuove tecnologie in ogni settore, è cresciuta anche l’attenzione al tema da parte degli operatori nel settore delle professioni legali.

Con riferimento al settore dell’avvocatura, il report “The 2021 Wolters Kluwer Future Ready Lawyer. Moving Beyond the Pandemic”, ha evidenziato una sempre maggiore sensibilità alle questioni legate all’utilizzo dell’IA e delle nuove tecnologie.

Partendo dalle opinioni di 700 avvocati in 9 Paesi europei e negli Stati Uniti, la ricerca ha evidenziato come la maggior parte degli studi legali coinvolti si aspetti un cambiamento nelle modalità con cui offre i propri servizi. Gli studi legali prevedono infatti cambiamenti in tutte le aree della professione, nella tecnologia utilizzata, nella gestione del personale, ma anche nella relazione con i clienti.

In particolare, i professionisti legali ritengono che i due trend che avranno l'impatto maggiore sulle loro attività nei prossimi tre anni saranno la crescente importanza della tecnologia legale (77%) e la gestione di una maggiore quantità di informazioni, peraltro sempre più complesse (77%).

Dal punto di vista della relazione tra professionisti e clienti, la ricerca ha evidenziato come nel 2021 sia cresciuta l’importanza attribuita da questi ultimi all’uso della tecnologia da parte degli studi legali. Questo ha comportato un incremento rispetto al 2020 soprattutto per l’uso della tecnologia, per raggiungere una maggiore produttività ed efficienza e per fornire il miglior servizio possibile.

Lo studio evidenzia inoltre come, nonostante molti studi legali abbiano subito una la pressione finanziaria dei costi dovuti alla pandemia, la tecnologia abbia continuato ad essere percepita come un investimento importante per la futura capacità di successo dell’attività professionale. Secondo la ricerca, infatti, il 63% degli studi legali afferma di voler incrementare gli investimenti tecnologici, a fronte del 60% nel 2020.

Gli studi legali appaiono dunque sempre più consapevoli dell’impatto che possono avere sulla propria attività le c.d. tecnologie trasformazionali come i Big Data e l’Analisi Predittiva, Machine Learning, Intelligenza Artificiale e Robotic Process Automation.

Tra le tecnologie nelle quali oltre 75% degli studi legali è maggiormente propenso a investire nei prossimi tre anni, spicca la firma elettronica, seguita dalle tecnologie relative ad automazione, collaborazione e gestione dei flussi di lavoro e dai servizi cloud-based. A questi si aggiungono i sistemi creazione automatica di documenti e contratti, gli strumenti di collaborazione per la redazione e revisione di documenti e contratti e per la gestione dei flussi di lavoro relativi a questi ultimi.

4. …e nuovi rischi

A fronte dei vantaggi che l’uso delle nuove tecnologie possono comportare in termini di maggiore efficienza del lavoro e di attrattività dell’offerta verso i clienti, non possono tuttavia essere ignorati i rischi, ai quali la già citata Guida dell’ELF dedica una specifica attenzione.

Nel fare ciò, la Guida distingue innanzitutto i rischi di natura tecnica e quelli legati agli obblighi professionali.

Con riferimento alla prima categoria, si evidenziano in particolare i rischi derivanti dal principale strumento di utilizzo dell’IA, vale a dire i sistemi di cloud computing come tecnologia di trasmissione, particolarmente diffusi per la loro accessibilità, sia in termini di costi, sia di semplicità di utilizzo. Il principale rischio che tale sistema pone è legata all’accesso ai dati trasmessi o conservati, che richiede una particolare attenzione in termini di tutela della privacy, innanzitutto dei clienti.

La Guida rimanda inoltre all’analisi svolta sul punto dal Council of Bars and Law Societies of Europe (CCBE), che evidenzia come i rischi legati all’IA siano fortemente connessi anche alla sua dimensione extraterritoriale, da cui potrebbe derivare il rischio, per gli utenti, di dover sottostare ad una disciplina in grado di offrire un grado minore di tutela rispetto a quella del Paese di utilizzo, che potrebbe essere diverso da quello del cloud provider. Inoltre, la CCBE ha evidenziato la necessità di porre una specifica attenzione sul trattamento dei dati da parte del gestore del provider una volta concluso il rapporto contrattuale con il professionista del settore legale.

Una particolare attenzione merita poi l’aspetto della c.d. spiegabilità dell’IA, vale a dire la “capacità” di aiutare gli utenti a capire il perché di una decisione presa da un sistema di intelligenza artificiale o di machine learning. Essa rappresenta un elemento fondamentale per evitare errori o bias nell’utilizzo delle nuove tecnologie, e richiede la maggior trasparenza possibile sul funzionamento dello strumento, aspetto che, peraltro, come evidenzia la Guida, pone delicate questioni nell’ottica della disciplina in materia di brevetti.

Per quanto riguarda invece i rischi legati agli obblighi professionali, questi possono essere ricondotti innanzitutto alla mancanza di un’adeguata formazione, da parte del professionista, sull’utilizzo delle nuove tecnologie e le nuove funzione, che potrebbe generare inefficienze nello svolgimento del suo compito, e dunque potenziali conflitti con i clienti, sempre più alla ricerca di professionisti dotati anche di una buona conoscenza delle nuove tecnologie.

La Guida mette poi in guardia rispetto all’illusione della possibilità di una quasi totale “automatizzazione” delle professioni legali. L’accesso a tecnologie innovative (e a basso costo) può effettivamente aumentare l’efficienza del professionista e ridurre i tempi di lavoro (si pensi, a titolo esemplificativo, all’attività di ricerca di pronunce o norme, o di redazione automatica di documenti), ma anche aumentare esponenzialmente il numero di clienti attratti verso lo studio (si pensi all’uso dei social a scopo pubblicitario). Tuttavia, un abuso di tali strumenti rischia di ridurre la qualità del servizio offerto ai clienti, che si basa sull’attività di “highly skilled individuals”, difficilmente sostituibili in tutto e per tutto da processi automatizzati senza che questo riduca drasticamente la qualità della prestazione offerta. La Guida invita dunque a porre una specifica attenzione all’equilibrio tra elemento umano e nuove tecnologie, evitando di cadere nell’illusione che queste ultime possano consentire ritmi di lavoro in realtà incompatibili con le caratteristiche che la professione legale richiede.

La Guida evidenzia poi la necessità di evitare violazioni dell’obbligo di segretezza, che, come già evidenziato potrebbero derivare dall’utilizzo di sistemi virtuali per la conservazione e la trasmissione di informazioni e dati.

Si pone infine una specifica rischi legati all’indipendenza degli avvocati. La dipendenze, per lo svolgimento della propria attività, da strumenti tecnologici, soprattutto in condizioni di mercato di monopolio o oligopolio, potrebbe infatti generare situazioni in cui, ad esempio, i professionisti nel settore giuridico potrebbero trovarsi costretti ad accettare condizioni di utilizzo degli strumenti tecnologici che non offrono un’adeguata tutela ai proprio clienti, ad esempio in termini di privacy.

5. Conclusioni

Da questa breve ricostruzione, emerge dunque un quadro di sempre maggiore tensione verso il maggior sfruttamento possibile delle nuove possibilità offerte dall’IA, a fronte però di nuovi rischi che richiedono una specifica attenzione, sia da parte dei professionisti (a partire da un’adeguata formazione), sia da parte del legislatore, soprattutto europeo, data la natura spesso transfrontaliera dei fenomeni relativi alle nuove tecnologie.

IN COLLABORAZIONE CON

Assodata e Isdifog

>> Scopri il Corso online specialista privacy di Altalex!
>> Scopri il Corso avanzato online per DPO (Responsabile Protezione Dati) di Altalex!

Novità editoriali

Vedi Tutti
GDPR e Normativa Privacy  Commentario
Risparmi 30% € 140,00
€ 98,00
Guida al Codice Privacy
Risparmi 30% € 30,00
€ 21,00
Potere di controllo e privacy
Risparmi 30% € 40,00
€ 28,00
eBook - Privacy e nuove tecnologie
€ 9,90
eBook - Controlli a distanza
€ 14,90

Codici e Ebook Altalex Gratuiti

Vedi tutti